Jump to Navigation
Share
Martedì, Maggio 27, 2025

C’è un fischio, quello del treno, che dovrebbe evocare sicurezza, affidabilità, progresso.

Oggi, però, in Europa quel suono rischia di trasformarsi in un grido d’allarme inascoltato.

A dimostrarlo è la vicenda di Kostas Genidounias, presidente del sindacato dei macchinisti greci, licenziato dalla compagnia ferroviaria Hellenic Train proprio nel giorno in cui il Parlamento greco riceveva il rapporto ufficiale sulla tragedia di Tempe, in cui persero la vita cinquantasette persone. Nessun colpevole, nessuna responsabilità. Solo silenzi. Un caso? Difficile crederlo. Piuttosto, appare come una ritorsione politica.

La colpa di Kostas? Aver denunciato le gravi carenze nella sicurezza ferroviaria. Aver collaborato con le istituzioni europee. In una parola: aver fatto il proprio dovere.

Questo episodio scuote le fondamenta del sistema ferroviario europeo, mettendo in discussione il significato stesso della liberalizzazione del settore. Aprire il mercato può essere giusto, modernizzare è necessario. Ma dove sono finite le tutele per chi guida quei treni? E chi risponde quando qualcosa va storto?

Nel frattempo, a Bruxelles si discute di abbassare da B1 ad A2 il livello di conoscenza linguistica richiesto ai macchinisti per operare in altri Paesi europei, con la motivazione della carenza di personale. Ma i sindacati alzano la voce: la sicurezza non si svende. Chi è in cabina di giuda deve poter comunicare efficacemente, soprattutto in situazioni di emergenza.

La Spagna dimostra che un’altra strada è possibile: assumere nuovo personale, rendere la professione attrattiva, investire nella formazione. Non servono scorciatoie. Servono rispetto, competenza, responsabilità.

Intanto, in Italia e in tutta Europa, sono sempre di più quelli che si riconoscono in quel fischio che Kostas ha avuto il coraggio di far sentire. Perché se oggi colpiscono lui, domani potrebbe toccare a chiunque osi contrastare un sistema che mette il profitto davanti alle persone.

Allora, sì, fermiamoci. Ma solo per trenta secondi. Una proposta simbolica: che tutti i treni d’Europa si arrestino, insieme, in memoria delle vittime di Tempe e in difesa del diritto a viaggiare – e lavorare – in sicurezza.

Un gesto semplice, ma potente. Perché, a volte, basta un fischio per svegliare le coscienze.