Il rinnovo del CCNL Mobilità – Area Attività Ferroviarie, firmato il 22 maggio 2025 dopo diciotto mesi di trattativa, non chiude una fase. Ne apre una nuova che richiederà metodo, responsabilità e visione lunga. Come FAST-Confsal abbiamo scelto di non sottrarci al confronto ma neppure di aderire in modo automatico a un testo che non soddisfa tutte le aspettative. Per questo motivo abbiamo indicato, con chiarezza, la strada di un referendum tra i lavoratori, oggi più che mai necessario per restituire piena legittimità alle scelte e coinvolgere concretamente chi vive il contratto ogni giorno sul campo.
Il referendum non è una formalità. È un momento di responsabilità collettiva. È il modo migliore per rendere ogni lavoratore partecipe, informato e protagonista delle decisioni. Ma deve essere svolto con serietà, senza scorciatoie, e tenendo conto anche delle categorie numericamente più piccole ma strategiche: chi lavora di notte, negli equipaggi, nei settori tecnici e negli appalti. Il loro contributo è essenziale, e non può essere soffocato da una logica meramente numerica. La voce di chi regge, spesso in solitudine, la macchina operativa del servizio ferroviario deve essere ascoltata e valorizzata.
Il contratto firmato contiene elementi importanti: incrementi economici superiori all’IPCA, nuove tutele in tema di salute e sicurezza, valorizzazione di alcune indennità e rafforzamento del secondo livello contrattuale nel Gruppo FSI. Ma è anche un contratto che lascia sul tavolo temi critici già noti da tempo: dalla gestione ferie alla definizione della “riserva” e del tempo di manovra, fino al delicatissimo nodo dell’agente solo notturno. Questioni che generano quotidianamente disaffezione, conflittualità e contenziosi.
È da qui che vogliamo ripartire. Un contratto, per essere efficace, deve essere rinnovato entro la sua scadenza naturale. Deve diventare una cadenza ordinaria, non l’eccezione. Perché ogni rinvio prolungato alimenta incertezza, svuota le regole e costringe i lavoratori a vivere la normalità come se fosse straordinaria. Ma un contratto, soprattutto, va applicato. E applicarlo significa non interpretarlo secondo convenienza. Significa riconoscere che se una regola genera disfunzioni, va corretta con il confronto, non aggirata.
Serve un salto di qualità anche da parte datoriale: la disponibilità ad affrontare, con serietà e senza timori, ciò che nella pratica non funziona. Noi, con questa firma condizionata, abbiamo fatto il primo passo. Un passo che tiene insieme coerenza, metodo e trasparenza. Ora tocca alle controparti dimostrare di avere la stessa serietà. La vera sfida non è scrivere nuove regole ma farle vivere nel lavoro quotidiano. E per questo serve un contratto vivo, discusso, condiviso. Sempre.