Il 22 luglio 2025 si è tenuto un incontro tra le Organizzazioni Sindacali e la Struttura Servizi Rotabili e Diagnostica (SE.RO.DI) di RFI, un appuntamento che avrebbe dovuto gettare le basi per una riorganizzazione strategica e innovativa. Eppure, ciò che emerge è un quadro che oscilla tra ambizione tecnologica e disorganizzazione operativa.
L’Azienda ha presentato il piano di revisione dei lotti diagnostici, che passeranno da 4 a 5, motivato dall’introduzione di nuovi rotabili “Tipo 1” e dall’evoluzione delle funzionalità diagnostiche. L’obiettivo dichiarato è ottimizzare i percorsi operativi e adattarsi agli impianti di manutenzione esistenti. Inoltre, è stata preannunciata una modifica dell’orario di lavoro del personale di bordo, orientandolo verso un modello simile a quello degli equipaggi del personale mobile. Tutto molto promettente, almeno sulla carta.
Ma dietro le slide e le promesse di innovazione si nasconde una realtà ben più complessa. Come organizzazione sindacale abbiamo denunciato la mancanza di dati fondamentali per valutare l’impatto della riorganizzazione: consistenza del personale, abilitazioni, chilometraggio delle attività, fabbisogno previsionale e modalità gestionali. Senza queste informazioni, ogni piano rischia di essere un castello di sabbia. Inoltre, la confusione tra ruoli e mansioni a bordo treno — tra AIT, TLC, validatori e altre figure — sta generando sovrapposizioni che minano sicurezza ed efficienza. Il personale, già sottodimensionato, si trova a gestire mansioni multiple senza priorità operative definite, mentre la formazione promessa sembra più un miraggio che una realtà concreta.
Un ulteriore tema affrontato riguarda la gestione del servizio straordinario di soccorso AV sulla tratta Firenze–Bologna, previsto dal 29 settembre al 13 dicembre 2025. L’Azienda ha richiesto la copertura con macchinisti abilitati ma il numero di risorse disponibili è insufficiente. Le OO.SS. hanno chiesto trasparenza, equità e il coinvolgimento delle RSU ma l’Azienda sembra preferire un approccio unilaterale, informando le parti solo “a valle” delle decisioni già prese.
Il problema non è l’innovazione tecnologica, che tutti riconoscono come necessaria. Il vero nodo è l’approccio aziendale, che sembra ignorare il fattore umano. I lavoratori, con le loro competenze e il loro impegno, sono il cuore pulsante del sistema ferroviario. Eppure, sono trattati come ingranaggi intercambiabili, senza un piano chiaro per valorizzarli e metterli nelle condizioni di operare al meglio.
La riorganizzazione di SE.RO.DI potrebbe essere un’opportunità per modernizzare il sistema diagnostico ferroviario ma senza un confronto trasparente e una pianificazione basata su dati concreti, rischia di trasformarsi nell’ennesima occasione mancata. Finché l’Azienda continuerà a privilegiare la tecnologia a scapito delle persone, ogni treno nuovo e scintillante resterà fermo, vittima di una cultura aziendale che sembra aver perso di vista la sua vera missione: far circolare i treni e farlo in sicurezza e in orario.