Jump to Navigation
Share
Martedì, Settembre 30, 2025

Il secondo appuntamento della campagna di FAST-Confsal accende i riflettori su un lavoro che tiene in piedi il Paese ma logora chi lo svolge.

Chi lavora di notte regge sulle proprie spalle una parte del sistema che tutti noi diamo per scontato: treni che viaggiano, ospedali che curano, merci che si muovono. Ma il prezzo che questi lavoratori pagano è alto e non sempre visibile. Il 24 settembre, a Roma, la campagna “Fuori Orario” di FAST-Confsal ha affrontato, nel suo secondo incontro, proprio questo nodo: come conciliare la necessità del lavoro a turni con la tutela effettiva della salute e della dignità di chi lo svolge.

Dopo Bologna, dove erano stati messi a fuoco gli aspetti medici, Roma ha dato spazio al diritto e alla scienza. Il professor Domenico Mezzacapo ha mostrato come la normativa, dal Codice civile al decreto 66 del 2003 fino al decreto trasparenza del 2022, offra tutele, ma spesso più sulla carta che nella pratica. Non basta fissare un limite di otto ore o prevedere visite periodiche: serve una contrattazione collettiva capace di trasformare i principi in realtà, soprattutto nei settori più esposti come i trasporti e la sanità.

Il dottor Ivan Sciarretta ha portato i dati medici: oltre 2,5 milioni di italiani lavorano di notte, con un’incidenza crescente di disturbi del sonno, patologie cardiovascolari, problemi digestivi e perfino sospetti effetti oncologici. A questo si aggiunge la fatica invisibile della vita sociale e familiare spezzata, il senso di isolamento che tanti turnisti conoscono bene.

La politica tende a dimenticare che dietro ogni servizio continuo ci sono persone che rinunciano a una parte della propria vita. Questo ciclo di incontri, che si chiuderà a Firenze il prossimo novembre, non è allora solo un momento di studio ma un richiamo civile: non si può chiedere al lavoro di essere sempre più flessibile e poi non proteggere chi quella flessibilità incarna ogni notte. A Firenze, insieme alle imprese, ci si confronterà anche sulle soluzioni concrete, perché senza un impegno condiviso tra lavoratori, sindacati e aziende, la sfida rimarrebbe incompiuta.