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Martedì, Ottobre 21, 2025

C’è un’Italia che viaggia in alta velocità e un’altra che resta ferma sulla pista. È quella dei 1.997 lavoratori ex Alitalia, sospesi da anni tra ammortizzatori sociali, promesse e decreti che arrivano sempre un minuto dopo. Uomini e donne che hanno rappresentato per decenni l’eccellenza del trasporto aereo nazionale e che oggi si trovano a leggere, via PEC, lettere di licenziamento.

La Commissione Lavoro del Consiglio Regionale del Lazio ha riacceso i riflettori sulla crisi ma il confronto politico si è presto trasformato in uno scontro di accuse. Da un lato il Presidente Tripodi che chiede “un tavolo tecnico permanente” per impedire la dispersione di professionalità; dall’altro l’assessore regionale Schiboni che rivendica i piani di ricollocazione e i job day organizzati dalla Regione. Ma dietro le parole, la sostanza è una sola: non si può parlare di rilancio se si lascia per strada chi ha costruito la storia del volo italiano.

Il Ministero del Lavoro, dopo le pressioni sindacali, ha annunciato un’estensione della NASpI: tre anni per tutti e quattro per chi è vicino alla pensione, con copertura del Fondo Straordinario del Trasporto Aereo. Una misura che, se confermata, rappresenta un passo in avanti. Ma non basta. FAST-Confsal chiede con forza il ritiro immediato delle lettere di licenziamento e la proroga della CIGS per almeno altri dodici mesi. Perché senza la sospensione dei licenziamenti, ogni ammortizzatore rischia di essere solo una carezza burocratica a chi ha già perso tutto.

Non si tratta di salvare un marchio ormai archiviato ma di salvare un patrimonio di competenze, sicurezza, professionalità che lo Stato stesso ha formato e su cui ha costruito la sua credibilità internazionale. È un dovere morale e politico.

Il lavoro, anche quando cambia forma, non è un relitto da dismettere. È un capitale umano che chiede soltanto di essere messo nelle condizioni di ripartire. Il tempo degli slogan è finito: ora serve una cabina di regia nazionale, un piano condiviso che coinvolga Governo, Regione e parti sociali.

Ogni ritardo pesa. E mentre la politica litiga sui comunicati, ci sono padri e madri che guardano al 31 ottobre con la paura negli occhi.

FAST-Confsal sarà accanto a loro fino all’ultimo, perché dietro ogni contratto sospeso c’è una vita che non può restare in stand-by.