“Pronto, capo?” – Cosa fare se il datore chiama fuori orario
“Posso non rispondere al mio capo se mi chiama la sera o nei weekend?”
È una delle domande più frequenti tra i lavoratori italiani, sempre più schiacciati tra esigenze professionali e diritto alla vita privata.
Complice la tecnologia, oggi siamo perennemente connessi — ma non sempre disponibili.
Ecco cosa dice la legge italiana su chiamate, messaggi e reperibilità fuori orario.
Il diritto alla disconnessione
Introdotto in Italia con la Legge 81/2017 (per lo smart working), è oggi considerato un principio generale:
Il lavoratore ha diritto a non essere reperibile fuori dall’orario di lavoro, senza rischiare sanzioni o ritorsioni.
In pratica, non sei obbligato a rispondere a chiamate, email o messaggi del tuo datore di lavoro al di fuori dell’orario di servizio, salvo:
- Contratti di reperibilità specifici
- Turni straordinari concordati
- Emergenze aziendali documentate
Qual è l’orario di lavoro?
Secondo il D.Lgs. 66/2003, l’orario ordinario è:
- 40 ore settimanali
- 8 ore giornaliere, salvo diversi accordi
- Con pause obbligatorie e riposi settimanali
Ogni attività fuori da questi limiti è straordinaria e deve essere retribuita.
Quando si viola la legge?
Ci sono comportamenti che possono violare il diritto alla disconnessione:
- Chiamate o messaggi continui la sera, nei weekend o in ferie
- Pressioni psicologiche per rispondere fuori orario
- Ritorsioni per chi "non si fa trovare"
- Uso di numeri privati o canali non ufficiali (es. WhatsApp)
Queste condotte ledono il diritto alla privacy, causano stress lavoro-correlato, e possono essere oggetto di azione legale.
Cosa può fare il lavoratore?
Hai strumenti concreti per tutelarti:
- Documenta tutto: messaggi, orari, email
- Parlane con il RLS o RSU
- Scrivi al datore, chiedendo rispetto degli orari
- Segnala all’Ispettorato del Lavoro, se subisci pressioni o ritorsioni
Cosa rischi se non rispondi?
Nulla, se non sei in reperibilità.
Il datore non può punirti per il silenzio fuori orario: mobbing, esclusioni o demansionamenti sarebbero illeciti.
Anzi, se rispondi regolarmente, potresti richiedere il pagamento dello straordinario.
Il ruolo (e i limiti) del datore
Il datore di lavoro ha l’obbligo legale di tutelare la salute psicofisica dei dipendenti (art. 2087 c.c.).
Buone prassi aziendali prevedono:
- Orari chiari di contatto
- Nessuna pretesa di reperibilità costante
- Policy interne sul diritto alla disconnessione
- Formazione dei manager al rispetto dei tempi
Vita privata e lavoro: serve equilibrio
In un mondo iperconnesso, il tempo libero è un diritto.
Lavorare non deve significare essere sempre disponibili.
Difendere i propri spazi non è un capriccio, ma una forma di tutela della propria salute, efficienza e dignità.