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Martedì, Ottobre 14, 2025

Quando lo Stato molla il timone della sicurezza alle aziende, chi controlla davvero chi controlla?

 

La riforma che toglie allo Stato il potere di certificare il capotreno e consegna alle imprese la piena discrezionalità sulla formazione e sulla valutazione del personale non è un semplice aggiornamento tecnico: è la resa culturale di un sistema pubblico di garanzie. È la mutazione genetica di un sistema che, ieri, legava la sicurezza a uno “standard minimo nazionale”, spacciato oggi come “autonomia aziendale”.

FAST-Confsal lo denuncia da tempo, in un silenzio assordante: la sicurezza ferroviaria non è un costo da tagliare né un tema di concorrenza. È un bene collettivo. Lo Stato ha il dovere di garantirla, non di delegarla alla logica del profitto. Cedendo la funzione certificatrice, lo Stato rinuncia a un principio fondamentale: l’equità. Senza uno standard minimo, ogni azienda farà da sé, alcune in modo serio, altre sbrigativo. Il risultato sarà un sistema a due velocità, dove la sicurezza dipende più dal bilancio che dal buon senso.

In questo scenario, il Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS), previsto dal Regolamento (UE) 2018/762 e dal d.lgs. 50/2019, non può restare un documento formale ma deve diventare uno strumento vivo, sottoposto a controlli pubblici e indipendenti. Oggi non esiste un obbligo di “certificazione esterna” degli SGS ma FAST-Confsal propone che, come scelta politica, l’Italia introduca una verifica terza e imparziale dei sistemi di sicurezza anche per la circolazione ferroviaria. Tale funzione potrebbe essere affidata ad ANSFISA, che ha le competenze e l’autorevolezza per farlo, oppure a un sistema di accreditamento controllato da Accredia, capace di garantire audit reali. Perché l’autoregolazione, senza vigilanza, non è libertà: è anarchia travestita da efficienza.

Altro capitolo cruciale è il d.lgs. 231/2001, che prevede la responsabilità amministrativa delle imprese.
FAST-Confsal propone che, nel settore ferroviario, questa facoltà diventi un obbligo di sistema. Un Modello di Organizzazione e Gestione 231 integrato con l'SGS — un modello che includa anche la sicurezza della circolazione tra i rischi da presidiare — garantirebbe maggiore trasparenza, responsabilità e tracciabilità dei processi decisionali. Ciò richiede Organismi di Vigilanza indipendenti dotati di poteri reali, audit periodici e flussi informativi controllati. Se un’impresa non dispone di una struttura che verifichi la sicurezza interna non può decidere da sola chi, come o se formare un capotreno.

La sicurezza non si regge solo sui modelli ma sulle persone. Le regole di impiego del personale — orari, turni, limiti, diritti — non possono essere lasciate alla discrezionalità aziendale. Devono poggiare su un quadro comune, il CCNL Mobilità – Area AF, che deve essere riconosciuto come contratto di riferimento vincolante per l’intero settore ferroviario. Solo così si evita che “flessibilità” diventi il nuovo nome del rischio.

La norma del 2025 apre una stagione di sicurezza privatizzata.

FAST-Confsal chiede di invertire la rotta: SGS verificati da soggetti indipendenti, integrazione obbligatoria tra MOG 231 e SGS, riferimento del CCNL Mobilità AF e poteri effettivi di vigilanza per lo Stato. Perché la sicurezza non è un concetto teorico: è una promessa fatta a chi ogni giorno viaggia e lavora sui binari.

E quando il re è nudo, non bastano i proclami per rivestirlo.